Storia O.T.I.
La Storia O.T.I. Per la prima volta usata in terapia da Henshaw nel 1662 con finalità mediche, la O.T.I fu molto più tardi impiegata da Junot (1834) come “bagni in aria compressa” in molte città europee quale panacea a molte infezioni.
Nel 1837 Pravez costruisce, la più grande camera iperbarica esistente a quel tempo, per trattare molte patologie.
Tuttavia, solo con gli studi di fisica e fisiologia (Bert 1868; Haldane 1895; Cunningham 1921-28), si inizierà a capire l’effetto benefico e tossico dell’ossigeno e questo aprirà la strada alle attività sottomarine.
Le alterne vicende dell’O.T.I. approderanno, però, con gli studi di Boerema (1960) sulle infezioni da clostridi, a risultati sicuri ed indirizzeranno all’uso dell’ossigeno iperbarico anche nella pratica medica.
Se l’O.T.I. è stata un’evoluzione della Terapia Iperbarica, originariamente impiegata per il trattamento della malattia da decompressione (MDD), oggi l’O.T.I. rappresenta una terapia medica utilizzata in tutto il mondo.
La possibilità di poterla impiegare per trattare diverse affezioni, secondo precise indicazioni e rigorosi protocolli d’impiego, rendono l’O.T.I. una terapia sicura e capace di garantire risultati clinici a volte impensabili.
L’ossigeno terapia iperbarica è un trattamento sistemico basato sulla respirazione in maschera di ossigeno al alta concentrazione (100%) e ad alta pressione (2,5 – 2,8 atmosfere).
La somministrazione si effettua nella Camera Iperbarica in ambiente pressurizzato con aria compressa, una seduta dura circa 113 minuti; durante tutto il periodo della terapia, il paziente è controllato da personale sanitario presente all’interno della Camera Iperbarica e da personale tecnico e medico all’esterno che verifica, tra l’altro, la respirazione della giusta dose di ossigeno, garantendo così la massima efficacia della terapia.